PONTEDERA VEGAN DAYS

PONTEDERA VEGAN DAYS

Il 23-24 e 25 novembre 2018 si è svolto il “Pontedera Vegan Days“, un festival che ha messo insieme associazioni e imprenditori coscienziosi per favorire e sostenere l’importanza della scelta vegana nella vita di tutti i giorni.

Malgrado il pensiero comune, infatti, essere vegani non si riduce semplicemente nell’estromettere cibi animali dalla propria dieta, ma si traduce in un comportamento quotidiano molto più ampio, che include prodotti per la cura della persona non testati su animali, abbigliamento ecosostenibile, attenzione per l’ambiente, ma, soprattutto, rispetto degli animali.

Non a caso l’evento ha chiuso la Settimana europea per la riduzione dei rifiuti (SERR): una campagna di sensibilizzazione, rivolta ai cittadini europei, circa l’impatto della produzione dei rifiuti sull’ambiente, con l’obiettivo di differenziare, ridurre gli sprechi e riutilizzare.

E così, nell'”area gusto” del festival, era collocata una fontana per l’erogazione dell’acqua pubblica e, accanto, erano posizionati bicchieri e brocche di vetro, liberamente utilizzabili da tutti i partecipanti, per disincentivare l’uso delle bottiglie di plastica. La proposta è stata accolta con immenso piacere da tutti, tant’è che, all’ora di pranzo, sulle tavolate si vedevano solo quelle brocche e, al massimo, qualche borraccia, e unicamente posate e piatti riutilizzabili.

Un altro impegno concreto è stato quello di pubblicizzare l’evento principalmente sui social e di utilizzare solo carta riciclata per i pochi volantini prodotti. Una scelta vincente se si pensa al fatto che, oramai, tutto scorre fra le pagine di Instagram o negli “eventi” di Facebook e che ha prodotto i suoi frutti, vista la grande affluenza.

Il festival si è svolto presso il Centrum Sete Sòis Sete Luas di Pontedera e il ricavato è stato devoluto alla LAV, sezione di Pontedera, e alla Fattoria della Pace Ippoasi Onlus; credo che già questa fosse sufficiente come motivazione per spingere, vegani e non, ad aderire alla manifestazione.

Ho trascorso una magnifica giornata spulciando fra i banchi degli espositori, incuriosita da tanti prodotti mai provati in precedenza.

La prima tappa, infatti, è stata presso la “Casa di Tano“, una splendida realtà della provincia di Verona, tutta a conduzione familiare, che produce fermentati non pastorizzati nè sterilizzati. La fermentazione, antica tecnica di conservazione dei cibi, ha la caratteristica di rendere l’alimento più ricco di antiossidanti, enzimi e vitamine; perciò, il loro consumo frequente, migliora la salute dell’intestino.

Fra i tanti prodotti, ho acquistato il Kimchi, tipico della cucina coreana, ma poco conosciuto in Italia. L’ingrediente principale è il cavolo cinese che viene fatto fermentare insieme a daikon, cipollotti, peperoncino, pera, aglio, zenzero, salsa tamari e sale. A questo prodotto vengono attribuite forti proprietà antitumorali, oltre al già citato effetto benefico per l’intestino.

Il kimchi è utilizzato dai coreani per arricchiere i piatti della tradizione, quali zuppe e noodles; io, invece, sto ancora vagliando diverse opzioni per utilizzarlo al meglio.

Il secondo prodotto che ho voluto provare è il miso di farro e ceci.

Ho scoperto il miso di riso solo qualche settimana fa, benchè ne sentessi tessere le lodi da tanto tempo. Anche in questo caso si tratta di un prodotto fermentato, di origine giapponese che, grazie alle sue proprietà depurative, è un toccasana per l’intestino e il benessere fisico in generale. Finora l’ho consumato nei brodini caldi di cipolla e carota, ma sperimenterò presto la classica zuppa di udon e il famigerato ramen.

Poco più in là del banco “Casa di Tano”, mi sono imbattuta ne “I nonformaggi di Luciente“: come è facile intuire, si tratta di un produttore di formaggi artigianali e vegani, pertanto senza lattosio, colosterolo e caseina. La varietà di assaggi era davvero infinita, si andava dal “formaggio” che nel gusto ricorda il parmigiano, a quello che richiama il taleggio, agli affumicati e a quelli più morbidi; insomma, davvero per ogni palato. Gli ingredienti base, però, sono comuni a tutti; si tratta di acqua, anacardi, tofu, lievito alimentare, tahin, succo di limone, olio evo, cipolla in polvere, sale e agar agar. Anche in questo caso la scelta è stata difficoltosa, ma alla fine ho voluto acquistare il non parmigiano.

Fra i vari espositori ho trovato “Dormiglio“, un geniale produttore di cuscini artigianali in pula di miglio e semi. Le virtù della pula di miglio sono tante: innanzitutto, ha un potere antinfiammatorio ed antidolorifico, grazie all’acido salicico; dona sollievo in caso di contrazioni muscolari e reumatismi; migliora la circolazione ed è anallergica ed anti-acaro.

L’assortimento di cuscini è davvero ampio: si va da quelli per i lettini per i bambini, a quelli per adulti, al poggiapolsi per mouse, al cuscino per la seduta auto, a quello per combattere l’emicrania. Senza contare, poi, i cuscini contenenti i semi, quelli che scaldi nel forno o nel microonde e porti nel letto per riscaldarti!

Ti consiglio di dare un’occhiata al loro sito: in vista del Natale, questi sono dei regali utili ed originali!

Fra le varie proposte del festival c’erano anche espositori di cosmesi bio; di detergenti per la casa e la persona con un impatto ambientale ridotto rispetto ai prodotti similari della grande distribuzione; di assorbenti lavabili e coppette mestruali, di scarpe cruelty free…

Senza parlare dei banchetti della LAV, di “Sei vegano se…“, di Ippoasi, di Sea Shepherd Italia, Rat Rescue Italia e tanti altri. C’era veramente da perdersi nell’ascoltare quanta passione muova quei ragazzi e quegli uomini, animati dalla voglia di migliorare la società e di investire il loro tempo nella tutela degli ultimi.

All’ora di pranzo mi sono sbizzarrita nell’assaggiare buona parte delle prelibatezze che venivano proposte. La prima tappa, assolutamente obbligata, è stata presso il food truck de “Il Bruno, cibo selvaggio”; ho preso gli “Yaki Udon”, ovvero spaghettoni di frumento con verdure di stagione, zenzero e salsa al burro di arachidi: una bontà assoluta! I ragazzi del Bruno sono presenti in quasi tutti i festival vegani e in tanti eventi di piazza; se non hai mai mangiato presso di loro, alla prima occasione utile, ti consiglio di provare i loro piatti e scoprire quanto sono bravi.

Non contenta, mi sono diretta da “Buon pro” e lì mi sono lasciata tentare da un arancino dal cuore scioglievole di besciamella, dai colorati tramezzini di verdure e legumi e, a merenda, da un sano bicchiere di latte di mandorla fresco. Che bontà!

In realtà, avrei continuato visto che ovunque mi girassi c’era qualcosa che mi attraeva. Sono certa che non si trattasse di fame, ma solo del piacere, quasi del sollievo, di poter mangiare senza dovermi accontentare, senza chiedere cosa ci sia all’interno, senza dover sostituire alcun ingrediente. Una sensazione che non provo più da tanto tempo.

Nel pomeriggio, presa dell’euforia della scoperta dei fermentati, ho assistito allo show cooking di Riccardo di “Casa di Tano” proprio sulla fermentazione del cavolo cappuccio. Ho ascoltato rapita e ho preso appunti, spero di trovare il contenitore giusto ed avventurarmi in questo mondo sconosciuto.

Sono rimasta in fiera fino all’imbrunire, inebriata dalla bellezza e dalla positività contagiosa che si respirano sempre nei festival vegani. Mi auguro tu conosca la sensazione di cui parlo, così forte che riempe il cuore per giorni!

Ci vediamo al prossimo evento, a caccia di qualche prodotto di nicchia e di gente pragmatica e lungimirante da cui farsi contagiare!

 

“Vulesse addiventare na tamorra

pè scetare a tutta chella gente

cà nun ha capito niente

e ce stà a guardà”

Vulesse addeventare nu brigante, Folkabbestia

 

 

 

 

 

 

 

 

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